Strade da vivere: da Nardò a Santa Caterina, e poi, giù verso Santa Maria di Leuca, le più belle costruzioni della costa jonica. Sontuose, immerse nel verde e accoglienti, volute da nobili e ricchi borghesi
di Elio Paiano
Ville da sogno e tanti sapori: ecco le Cenate
Prendete uno dei cd prodotti in occasione del quarantennale di Tito Schipa, fatevi portare a passo d’uomo su di una vettura scoperta ed immaginate di essere in una di quelle grandi auto degli anni ’30. A questo punto prendete la strada delle “Cenate” che da Nardò porta verso la costa fino a Santa Caterina. La ”strada del podestà”, quella che risale le serre e porta in un grande viale alberato dove fra recinzioni e cancellate si affacciano alcune tra le più belle ville fin de sìecle del Sud Italia.
Il nome deriverebbe, secondo la tradizione, da un tipo particolare d’uva coltivata un tempo nella zona. Ma la particolarità e la bellezza di questa strada non risiedono nelle colture, bensì nel fatto che qui nobili e ricchi borghesi fecero a gara per edificare le più belle dimore residenziali in un crescendo di stili sempre più innovativi e sontuosi. Le ville in realtà si chiamavano”casini”, che farebbero pensare a modeste abitazioni. Ma a dare uno sguardo i ”casini di campagna” sono vere e proprie dimore residenziali sontuose e splendide.
Attraversando la strada delle Cenate (magari imboccandola dalla frazione Mondonuovo di Nardò) un insieme di dimore si dipanano senza soluzione di continuità a volte nascoste dagli alberi, altre volte in pieno sole. Si incontrano gioielli come Villa Personè, fatta costruire dai Personè nel 1910 e poi acquistata dai Venturi. L’antico e nobile casato salentino, infatti, fu contagiato dalla mania delle dimore residenziali, a tal punto da vendere ricche e redditizie masserie pur di possedere questi gioielli. La cosa, all’epoca, suscitò non poco scalpore. Se ci si ferma ad osservarle non si può non notare la cura dei particolari come le agavi e le cycas secolari, le palme tropicali, tutte piante nuove ed esotiche che costavano una fortuna. Del resto l’esotismo aveva ormai conquistato il Salento e lo si nota un po’dappertutto qui come a Villa Venturi (edificata alla fine del secolo scorso) acquistata dai Venturi e ricostruita nel 1927.
Anche questa villa fu requisita dagli alleati e destinata ad ospitare le truppe e gli ebrei sfuggiti alle persecuzioni naziste o ospitati nelle località costiere di Nardò in attesa d’imbarcarsi per Israele. In questo spazio da favola, attraversato da carrozze con cavalli ed auto ruggenti degli anni ’30, nella prima metà dell’Ottocento era stata costruita anche la residenza estiva del vescovo. E’ un’abitazione che prende spunto dal neoclassico con inserti barocchi, la si può riconoscere facilmente perché sull’ingresso campeggia l’emblema vescovile. Sono decine, comunque, le abitazioni degne di nota. Se si percorre la strada nel fresco del mattino estivo,si viene catturati facilmente dall’aroma del caffé appena fatto e gustato nelle coffe house ricavate nei giardini.
Proseguendo si arriva a Santa Caterina. Qui ci si può concedere una pausa per prendere qualcosa nei bar affacciati sul mare. Poi si sale sulla Torre di Santa Caterina e se si ha fame basta fare poca strada per gustare dell’ottimo pesce. Altrimenti la litoranea porta verso la Rotonda e da qui, seguendo la scalinata che costeggia la Grotta del Capelvenere si raggiunge Torre dell’Alto da cui si domina tutta la costa.
Ci si dirige, perciò a Portoselvaggio. In questo parco c’è una delle “spiagge più belle d’Italia” segnalata dalla guida del Touring Club e da Legambiente. Ma si può anche fare un salto, passando per Torre Uluzzo, a Sant’Isidoro dove –secondo la tradizione- si assaggiano a bordo mare le ”caramelle del mare” cioè i gustosi frutti di mare crudi, oppure una frittura di pesce umile ma freschissimo.
Dove mangiare: dal pesce in poi, passando per il gelato.
Stregati dalle penne alla corsara
La costa neretina è una buona meta per chi ama la gastronomia. Pesce di ottima qualità, ma anche interessanti ”contaminazioni” egiziane a ”La Pergola” di Santa Maria al Bagno, sulla piazzetta (0833-573008, non mancate di assaggiare le penne alla corsara), grazie al simpaticissimo chef Mario giunto diversi anni fa dall’Egitto. Cucina più raffinata ma ugualmente ottima e una cantina d’eccezione all’”Art Nouveau” (0833-573671), sempre a Santa Maria al Bagno. Si mangia bene anche da Fausto Paglialunga (0833-574616), alle Quattro Colonne, e da ”Ginetto”, sul lungomare (0833-573330). A Santa Caterina si mangia alle ”Terrazze” (d’inverno al chiuso) e alla ”Barchetta”, in piazza.
Per chi ama il pesce ma non bada alle apparenze, d’obbligo la puntata a Lido Conchiglie per mangiare sulla scogliera, dove c’è il chiosco dei frutti di mare.
Ritorniamo per un attimo a Santa Caterina, dove anche d’inverno si può gustare uno dei gelati più buoni della costa: quello di ”Sebastian”, sulla piazzetta con vista sul porticciolo. Tantissimi i gusti, ma non dimenticate di assaggiare la nocciola.
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Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 3 febbraio 2006.
Autore: Elio Paiano